Il monastero ritrovato

L’ex-monastero di San Paolo a Parma è un piccolo mondo poco esplorato nel cuore del centro storico della città.

L’importanza dei suoi chiostri, torri, loggiati e affreschi nascosti è adombrata dai più celebri monumenti del complesso conventuale.

La “Camera del Correggio”, il Sacello di San Paolo e gli ambienti della Pinacoteca Stuard la fanno da padrone agli occhi del visitatore contemporaneo.

La recente pubblicazione di un nuovo libro a seguito di recenti restauri, vuole tuttavia dare nuova importanza anche agli angoli nascosti dell’importante complesso conventuale.

Nel cosiddetto “Chiostro della Fontana”, spazio adiacente la biblioteca Guanda ma di norma chiuso al pubblico, la storia s’ impone all’attenzione.

fasi murarie finestra San Paolo Parma

nuovi scoperte tra le pieghe delle pareti

La rimozione di vecchi intonaci ha serbato numerose sorprese, come la riscoperta di affreschi, pareti e stanze dimenticate nel tempo.

Lo scheletro delle murature riscoperte ha raccontato dell’esistenza di pregevoli finestre in cotto decorate, poi distrutte per lasciar spazio a nuove e più ampie aperture.

Gli elementi costruttivi evidenziano perciò interventi protrattisi nell’arco di secoli, in grado di mutare porte, finestre e volumi degli edifici.

Un vecchio fabbricato, se caratterizzato da buoni e solidi muri, non viene sempre materialmente distrutto per poter essere rifatto.

A volte l’ingegno umano, spesso dettato dalle necessità di spazio, tempo e risparmio, s’affretta per inventare soluzioni ardite per la costruzione di nuovi edifici.

Addossato ad un edificio più antico, il lato orientale del Chiostro della Fontana sarà sostituito a sua volta da un altro loggiato stilisticamente più aggiornato lungo il lato sud.

tracce di affresco quattrocentesco riemerso nei restauri

le dimensioni dei mattoni e la ricerca storica

I mattoni, invece, raccontano le regole che imponevano ai fornaciai la loro fabbricazione in modelli sempre uguali, con dimensioni stabilite secondo le leggi del tempo.

E’ quindi grazie anche a loro se si riesce ad inquadrare cronologicamente la fabbricazione di alcune pareti, pur sempre nel rispetto dell’ampia prassi del passato che prevede il riuso e riciclo secolare dei materiali edili.

I mattoni potevano anche essere dipinti sugli intonaci, oppure scalpellati o realizzati a stampo per ottenere forme decorative.

La loro disposizione nelle pareti a volte forma ampie ricuciture o cerniere murarie, laddove si prevedeva l’aggiunta successiva di un nuovo fabbricato.

graffiti e segni incisi

I mattoni e gli intonaci dipinti, non solo deliziano lo sguardo dell’osservatore più attento, ma evidenziano anche la spontaneità di alcuni gesti fossilizzati nel tempo.

Anche durante queste operazioni di restauro sono stati infatti riscoperti antichi graffiti, come una bellissima “rosa celtica” incisa a compasso su un intonaco biancastro.

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