Vedere Parma dall’omonimo torrente che l’attraversa stimola emozioni completamente nuove.
In pochi secondi è possibile passare dai rumori cittadini al veloce scorrere dell’acqua, che salta e si rincorre fragorosa sui sassi arrotondati che per millenni hanno contribuito alla stessa edilizia del centro urbano.
Un torrente impetuoso
La Parma è però un piccolo torrente a volte capace di donare, ma altre volte capace di sottrarre e predare.
Nel 1177, e non solo, fu anche capace di devastare e inghiottire con una paurosa piena l’indifeso borgo che stava sviluppandosi al di là del Ponte di Pietra, oggi Ponte di Mezzo, che è il più antico per origine della città.
La furia delle acque fu incontenibile tanto che il torrente cambiò letteralmente il suo corso, isolando per sempre l’antico ponte d’origine romana.
Sebbene ricostruito in seguito, il ponte più importante della città fu sempre alla mercé della Parma.
Poco valse nel settecento l’erezione sulle sue arcate di una cappella dedicata ad un famoso santo protettore dalle piene,
San Giovanni Nepomuceno, che ben presto per i parmigiani divenne solamente “San Zvàn né pù, né meno…”.
case e mura difensive
Ma le case e gli uomini dovevano essere protetti, e fu così che sin dal medioevo i due cuori della città, tempo dopo ricordati anche come Parma nuova e Parma vecchia,
si dotarono di imponenti mura nella speranza di tenere lontano assalitori impavidi e acque turbolente.
I resti di queste dotazioni militari sono ancora visibili qua e là, ma su di essi sorsero e si raggrumarono sempre più le classiche “casette”
dell’Oltretorrente che, asimmetriche, strette, alte e colorate, solo in parte si conservano a seguito dei risanamenti novecenteschi.
L’esigenza di spazio fu talmente necessaria che le case si “sporsero” letteralmente sul torrente, appoggiandosi a robusti sporti laterizi.
Gli antichi abitatori di queste case furono donne e uomini veraci, tanto che la città dei nobili, i quali ebbero in Oltretorrente pochi palazzi, vollero parzialmente isolare con ponti fortificati e porte.
Fino a non troppi decenni fa era anche uso da parte di pastori portare i loro greggi a pascolare nel greto del torrente, che prima delle attuali sponde erbose non aveva pioppi e salici.
Glorie e monumenti novecenteschi
Nemmeno Italo Balbo negli anni del fascismo ebbe la meglio su costoro, così tanto abituati a combattere ogni giorno per la propria vita.
Nel corso del novecento, però, le due “Parme” iniziarono poco alla volta a guardarsi con sempre meno diffidenza, sistemando la golena del torrente con estesi prati e costruendo il “LungoParma”.
Le sponde del torrente, meno minacciate dalle piene, sono diventate una lunga riviera punteggiata da monumenti, ville e palazzi Liberty.
Questi sorgeranno anche laddove i Bormioli avranno la loro prima, storica, fabbrica di vetro.
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